Le acciughe fanno … il pallone!
La storia dell’acciuga, ovvero dei sardoni e dei sardoncini per noi gente di Romagna, è da sempre legata a quella “povertà” che, almeno fino ad almeno 100 anni fa, era la nemica quotidiana di una larga parte della popolazione italiana.
Sulle coste il pesce è sempre stato presente, pescato e consumato a seconda delle stagioni del mare. Ed è vero che i tagli migliori e le pezzature più pregiate erano riservate alla classe abbiente, ma anche la povera gente si poteva permettere poverazze e saraghine, sgombri e zanchetti, mursioni e spade, sarde e gallinelle.
Non era la stessa cosa però per chi abitava le colline e le pianure lontane dal mare.
È da qui che nasce l’esigenza di conservare le acciughe: salandole era possibile trasportarle anche lontano dalle coste, in quelle zone in cui il consumo di pesce spesso si riduceva al baccalà, alle “alacce” (acciughe salate), alle aringhe affumicate o essiccate e ad alcuni, rari, pesci di fiume o di lago.
Molto spesso, nei centri di montagna, le famiglie povere si potevano permettere solo acciughe salate, una a testa: non venivano nemmeno pulite perchè conservassero il loro odore e, cotte sulle braci del camino o sulla piastra della stufa economica, portavano in tavola almeno il profumo di qualcosa di diverso dalla quotidiana polenta, dagli onnipresenti fagioli. …continua